martedì 9 marzo 2010

L'amore tra le persone brutte



Fino all’ultimo secondo che questa vita vorrà regalarmi penserò che i poeti sono gli unici a cui è concesso parlare d’amore e che gli innamorati sono i soli a non doverci mai provare. Quindi poiché io non sono tra i primi ma, ahimè, nemmeno tra i secondi, provo a farlo insozzando l’amore con il valore del bello.
Se c’è qualcosa da cui l’amore rifugge per definizione questa è la forma estetica. Credo invece che sia stato commesso un errore durante i secoli, o quantomeno un’imprecisione nata dalla penna dei poeti innamorati che, irrobustiti dal loro poetare ma resi ciechi dall’amore, hanno visto il sommo sentimento in guisa d’orbo, considerandolo solo nella definizione del loro struggersi o del loro languido desiderio, nonostante fossero scatenati dalla bramosia estetica.
Sto dunque dicendo che la bellezza è da sempre un anello nella catena dell’amore? Non io ma Leopardi a diciassette anni scriveva così di sua cugina Geltrude Cassi-Lazzari: "era bella e alta, il viso delicatissimo, di maniere semplici e graziose, senza affettazione”. E gli esempi sono infiniti nella letteratura mondiale. E allora a chi dice che amore non ha viso, cosa si può rispondere?
Che mente!

Nel nostro quotidiano il concetto ha preso una via che oserei paragonare a una mulattiera piuttosto che a uno scosceso e dolce sentiero, perché nonostante viviamo in uno dei massimi periodi dell’esaltazione estetica in ogni ceto sociale, ci confrontiamo con sedicenti oracoli dalla dubbia soprannaturalità che ci dicono che è possibile innamorarsi anche del cassettone dell’immondizia che l’agenzia municipalizzata viene a vuotare il mercoledì.

Sminuire l’importanza del bello serve solo a confondere l’amore.

Non riuscirò mai ad amare un bidone dei rifiuti nonostante ci sia qualcuno che mi dica invece che dovrei e potrei farlo, ma posso innamorarmene qualora l’amore me lo presenti come uno scrigno pieno di gioielli.
Dunque si ama sempre il bello e non l’amore stesso, ma è l’amore che trasfigura i canoni della bellezza assoluta dandole soggettività.

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