Io che in America non posso andarci, ho incontrato Francesco Spagnuolo.
Francesco è un uomo che è di fatto la spiegazione scientifica del "principio olografico" che il Fermi National Accelerator Laboratory si sta ancora affannando a studiare e secondo il quale noi esistiamo in realtà in un universo 2D. La mia teoria allora è che i multiversi non siano altro che lamine 2D sovrapposte, e che il "tutto" sia una specie di panino imbottito di esistenze bidimensionali.
Francesco riesce a spostarsi tra questi universi, o meglio nel tempo di questi universi. Deve essere in grado di farlo, altrimenti non riuscirebbe a fare tutte le cose che fa. Perché ne fa tante – che se ci penso il riflettere mi si sfrangia – e in più riesce a mantenere una cordialità e una discrezione tali che il principio olografico deve spiegare anche il mistero della gentilezza nelle persone.
Grazie a lui, io e gli altri due vincitori delle altre edizioni del Premio Algernon Blackwood, Catia Pieragostini e Luca Alfieri, stiamo andando in America con i nostri racconti per dire: «Ehi, ci siamo pure noi e abbiamo scritto queste cose qua.»
Conto presto, relativamente presto, di dare buone notizie circa la possibilità che Il calzolaio di Zawadka, vincitore dell'edizione 2011 del premio, finisca sotto gli occhi degli statunitensi amanti del brivido con il titolo The Shoemaker of Zawadka.
Bravi ragazzi! :D
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