mercoledì 28 maggio 2014

Come per i morti nei TG

fonte: Wikipedia


In un posto finto, cioè un social network, ho cercato un altro posto (meno finto) in cui potessi informarmi sui libri.
Perché succede come per i morti nei TG.
Se tu guardi un TG nei giorni non immediatamente precedenti a una tornata elettorale, le persone in Italia muoiono. Assassinii, stupri, pedofilia, incidenti. Invece, durante le elezioni le persone smettono di morire, o di subire violenze, o di avere incidenti, e io credo ci sia un'elezione all'anno proprio per darmi un po' di respiro e fare campare di più la gente.
Il TG è una strettoia di trenta minuti che fatica a contenere una nazione. È come pretendere di avere un'immagine completa del mondo guardando lo zoom di casa tua su Google Maps.
Il social è una strettoia di pensieri. Ci finiscono soprattutto quelli affini. Alle scorse politiche scrissi questo per cercare di spiegare la delusione di molti.


Quindi, poiché seguo molti scrittori, spesso i social network diventano luoghi per attacchini e affissioni abusive che non mi dicono proprio niente, e spesso arrivano anche in sequenza: delle mitragliate pubblicitarie che mi stendono e mi fanno srotellare il mouse alla ricerca di qualcosa di nuovo da imparare che non sia la foto di un gatto. Che poi non è nemmeno colpa degli scrittori. Magari tre decidono di dire nello stesso tempo "ho scritto questo" e a me sembra che il mondo sia uno e scriba. Te l'ho detto: è come per i morti nei TG.
Allora ho cercato qualcosa con la parola "lettori" e ho trovato un gruppo che però, dopo un po', insomma, dài, quasi subito, si è rivelato affiliato alla setta del "ce l'ho più lungo io". Foto di libri e cibo (finché ci saranno i gatti ci sarà cibo, e viceversa), foto di pile di libri appena acquistati, foto di tessere punti delle librerie, foto di sportine del salone del libro. Ci sono anche consigli di lettura un po' più strutturati, qualche buon link, pure qualche riflessione, però il celholunghismo è predominante e a me fa lo stesso effetto dei morti nei TG.
Che uno dice: "Va be', si parla di libri. Avercene di lettori forti, in Italia!"
"Ma sì" dico io a quell'uno, "però le abbuffate, le secchiate di cose, le moltitudini non mi sono mai piaciute. Sempre lo stesso sapore in bocca. Questa recinzione sociale che ci costringe a mungerci a vicenda o ad allinearci per poi finire con un proiettile captivo in testa per essere macellati."
Io sto in un posto dove ci si può accorgere dell'arrivo di una nuova specie di uccelli dal cinguettio. Si ha la misura dell'aumento delle lucertole rispetto all'anno precedente. Ci si deve portare un amico per poter contare sulle dita il numero dei fagiani nel gigantesco campo che c'è a nord. Ci sono pure le rondini in primavera e i pettirossi quando è freddo. Questo posto sta dentro una pianura appena concava, e d'inverno c'è ghiaccio e d'estate c'è vapore bollente nell'aria. È un paese antropofago, e la natura se lo sta riprendendo.
Insomma, è un vivere lento.
È come quando da giovane chiedevo in treno: "È bello quel libro che sta leggendo?" E la persona me ne parlava, però senza scattargli prima una foto.

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