venerdì 14 marzo 2014

E se mi faccio un selfie?

Sergio Donato (CC BY-NC-ND 3.0)

Ci pensavo l'altro giorno mentre giravo nella parte nuova del mio paese, con tutte quelle villette senza muffa che non c'entrano nulla con quello che sto per dire, ma mettersi a scrivere è un po' così. È come cambiare canale alla tv e dentro una televendita mettersi a pensare a Benedetto Croce.
L'altro giorno, quindi, in mezzo alle villette senza muffa pensavo a tutti gli scrittori che fanno le presentazioni e i presentatori che presentano a quelli che presenziano, e poi pensavo ancora a come tutti sono seriosi e parlano delle loro cose e si danno un tono, pure se sorridono. Ma non li sto criticando. Ho questa forte sensazione (che è la stessa di quando ti cade dalle mani quel vaso di porcellana che proprio non è fatto per toccare il pavimento con quella forza) che se oggi vuoi essere uno scrittore devi muoverti, raccontare cose, essere qualcosa anche al di fuori della scrittura, essere interessante, stimolante, sexy. Non si tratta di manifestare un'esperienza, ma di essere un personaggio fuori dalla tua stanzetta con il pc.
Così, io me la immagino una mia presentazione con, non lo so, un tizio a caso che è il patron dell'evento e che mi fa delle domande sul libro, o sull'opera, o sulla silloge e io mi ci vedo mentre rispondo, frullando con le mani: «Ma non lo so, ho scritto il libro per non doverne parlare, insomma è tutto lì dentro, c'è una storia, delle persone che fanno qualcosa e un lettore che se ne andrà da un'altra parte con la testa leggendo quella storia. È tutto qui. Insomma, cos'altro dovrei dire? Non è già bello così?»
E il patron mi fa, mentre guarda il pubblico: «Ma a cosa ti sei ispirato?»
Invece io guardo lui, perché è lui che mi sta parlando: «A cosa? Non lo so. Cioè, sì, ma tra due mesi tutto sarà sovrascritto e chi se lo ricorderà? Una? Due persone? Ho scritto questa cosa pensando a intrattenere quelli che stanno fuori dalla mia testa, non a intrattenerli ficcandoceli dentro. Sono solo uno che scrive. Ma non è sufficiente?»
«No, be', le persone qui vogliono sapere. Vogliono sapere perché quello che è scritto è stato scritto. No?» dice il patron, sempre agli altri, mai a me.
«E se mi faccio un selfie e la finiamo qui?» dico io al profilo del patron.
«No.»
«Allora credo che dovrei dedicarmi ad altro.»
«Già.»
«Ci pensa lei a chiudere?»
A quel punto, mi guarda.

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