Masterpezzo

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Avrei voluto scrivere un pezzo su Masterpiece, il talent di Rai Tre sulla scrittura; ma mi sono accorto che so poco di televisione, e Masterpiece è perlopiù un contenitore di televisione, quindi la finisco qui.

Aggiungo solo che, sì, sapevo della struttura dei talent, ma pensavo che il termine fosse stato usato come esca; invece no, c'è proprio quella cosa dei giurati che dicono "per me è no", e ci sono emozioni e vite, che sì, fanno parte degli scrittori, ma nella trasmissione somigliano tanto a quando ti è capitato di mettere il profumo senza lavarti perché andavi di fretta. È una questione di odore sbagliato che avrebbe voluto essere giusto. Masterpiece non sapeva di scrittura, mentre lo guardavo. Quando poi mi hanno fatto entrare nell'edificio di Padre Rambo e nella balera, ho spento la televisione. Non ho finito Masterpiece. Proprio come un libro.
Ecco, in questo è stato uguale alla scrittura.

Aggiornamento del 19 novembre:

Come mi è già successo con i libri, ho ripreso Masterpiece dal comodino di RaiReplay; perché anche se la sensazione della sera della messa in onda è rimasta la stessa, non mi andava di lasciare la storia a poche pagine dalla fine.

Si tratta di tv, quindi. Non la guardo più perché non mi piace. Non c'entra quella faccenda dello snobismo, perché in compenso seguo molte serie televisive che senza alti propositi si dichiarano felici di farmi passare quarantacinque minuti di svago. Masterpiece invece è un talent-show. Non so cosa mi aspettassi; anzi, proprio per non avere pregiudizi, non mi aspettavo niente e non mi ero informato su niente. Sono arrivato vergine sul divano, la tv ha cercato di arrivare al sodo con i suoi strumenti, e io mi sono alzato: un po' indispettito dal goffo tentativo di corteggiarmi.