giovedì 3 maggio 2012

Un, due, tre... Stella Doppia. Sono in finale.



Nella vecchia casa di Foggia, i libri di fantascienza erano ad altezza bambino. Sulla linea dell'ombelico c'erano i Giulio Verne e se m'inginocchiavo trovavo i Tex Willer. Da adulto sono andato a cercare anche gli Italo Calvino, i Carver, gli Ágota Kristóf e... Ma i libri di fantascienza erano sempre ad altezza bambino: intendo quei centimetri che mi avevano già portato a scuola. E il salto dal sussidiario al libro fu un attimo, anche perché il salto mica lo facevo. I libri erano così comodi da prendere.
Non leggevo soltanto. Giocavo come tutti i bambini. Facevamo un, due, tre, stella! Non ricordo quanto fossi bravo a quel gioco. Ché poi quando si è piccoli non si fanno analisi sulle partite. Sfido chiunque a ricordare una vittoria a un, due, tre, stella! Si è bambini. Si gioca. Si vuole vincere, sì, però il successo e la sconfitta si sfilacciano nella mente lasciando fibre di vita: che è quella che poi conta.
Poi, dopo molti anni e molte vite, è arrivato lo Stella Doppia di Mondadori e Fantascienza.com.
Si tratta sempre di fantascienza e di stelle, però stavolta voglio vincere. Per il momento sono arrivato a contare fino a tre e ho gli occhi chiusi sulla finale. Quando mi sarò girato, vi dirò se ho vinto oppure ho perso.

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