venerdì 2 marzo 2012

Perché mi sono trovato bene con WePub



In passato, ho usato anch'io l'espressione "i tipi di" per menzionare una casa editrice; ma non mi è mai piaciuto. È un modo di dire quasi rozzo; ha una sufficienza intrinseca.
Dunque, scrivere di aver pubblicato "per i tipi di WePub" non rende giustizia alle persone che stanno dietro questa giovane casa editrice digitale.
Non ricordo come l'ho avvicinata. La memoria si perde in un maelström di link che mi hanno condotto a essa. È importante invece sottolineare che, dopo aver ricevuto una mail con la quale dimostravano il loro entusiasmo per la mia raccolta di racconti, è iniziato un rapporto che ha avuto due costanti: leggerezza e professionalità.
WePub si presenta come una scommessa. Ecco, guarda il video, così è più chiaro:


Il termine scomessa è adatto all'imponderabilità di una startup editoriale, ma non ha nulla a che fare con l'azzardo, perché, nel corso delle settimane, il rapporto con WePub mostrava la disponibilità e la precisione di Andrea Bongiorni nelle mere questioni amministrative dell'ebook che stava per prendere forma, e la candida meticolosità nella fase di editing di Maria de Toni: durante la quale, in una sorta di atmosfera fuori dal tempo, i ruoli di editore e di scrittore erano chiari ma non si avvertiva alcuna pressione da parte dell'uno o dell'altro. I toni erano sempre misurati, cordiali e funzionali, pur mantenendo una confortevole spensieratezza.
Al termine di tutto, il risultato è stata la raccolta È qui che dobbiamo stare il cui vagire si è unito a quello della neonata WePub, il 29 febbraio 2012.

Una bella esperienza. Essere padre e figlio nello stesso momento.




3 commenti:

  1. E bravo Sergio! :)
    Simonetta

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  2. Simone e Simonetta! Grazie.
    Il lupo sta crepando, lentamente, ma mi curo di non farlo soffrire troppo.
    Grazie di essere passati. Mi ha fatto piacere. La prossima volta mi organizzo e vi preparo un caffè di bit.

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