sabato 25 settembre 2010

Quid pro quo



«Sentirsi amati è una cosa molto importante ma, amare, ragazza mia... questo è indispensabile.» (Adam, 2009 - regia di Max Mayer)

Questa cosa del dare prima del ricevere.
Ce la ripetono da anni; ce la ripetiamo da anni. E continueremo a farlo anche negli anni a venire, ascoltando questo concetto in diverse forme da diverse voci: la religiosa, l'etica, la familiare, l'amichevole.
Non è un consiglio sociale che investe il comportamento da tenere affinché una comunità viva in pace e in prosperità, ma è più intimo; sfiora i fili leggeri della ragnatela che tiene appiccicate due persone. Sembrano così cedevoli a vederli, quei fili, ma per chi li tesse sono quattro volte più resistenti dell'acciaio.
Apparentemente.
Dare senza ricevere. Non è un'attività destinata all'infinito. Al suo interno c'è un miscuglio di speranza e di buone intenzioni, quasi che, sotto sotto, ti aspetti che qualcosa indietro arrivi, prima o poi.
Ma sarebbe lo stesso se avessi l'assoluta certezza di non ricevere mai nulla in cambio?
Se l'amore avesse una sola freccia puntata in una sola direzione, come quella del tempo, dovrei aspettarmi che anche la tua punti verso di me. Io amo te senza alcuna pretesa. Tu fai lo stesso con me.
Un equilibrio assoluto.
L'amore perfetto.
Ma la perfezione non è di questo mondo.

Qualche giorno fa passeggiavo con una ragazza per il centro di un paesino fuori Bologna.
Mi fermo sul marciapiede aspettando che una mamma in bici insieme al figlioletto attaccato ai suoi fianchi mi passi davanti. Al bimbo vola il berretto. La mamma dice qualcosa e i freni fischiano.
Pronto, raccolgo il berretto. Non faccio scendere la mamma dal sellino, e con un sorriso le porgo il capellino tenendolo per la visiera.
Mi dice grazie, sorride.
Le dico prego, annuisco e continuo a ridere.

Non ho fatto quel gesto affinché quella mamma potesse dirmi grazie, ma se non l'avesse fatto? Se avesse preso il berretto e fosse andata via senza dire niente, senza nemmeno uno sguardo d'intesa?
Ci sarei rimasto male.
E nemmeno la conoscevo.
E nemmeno l'amo...

2 commenti:

  1. I PICCOLI GESTI FANNO BENE AL CUORE al nostro in primis. E' possibile che gli sconosciuti ringrazino anche per educazione, o forse davvero sono sinceri. Basta guardarli negli occhi per saperlo. O forse anche per meraviglia, sai com'è.
    Ma vale sempre la pena di tentare. E tu dici "ci sarei rimasto male", sì essere UMANI è anche questo...
    Missi :)

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  2. Hai ragione. È sufficiente guardare gli occhi.
    Grazie Simonetta.

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